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L'aeroporto sardo-europeo

Willem Brouwer - L'aeroporto sardo-europeoOLBIA. E' biondo, e di gentile aspetto. E' olandese, e fa l'architetto. Un giorno, chi scrive l'ha incontrato per caso sul pullmino che conduce i passeggeri in partenza all'aereo, Nonostante fossero le sei e mezzo del mattino, e Morfeo fosse ancora in agguato, noi dell'Olbia-Roma rimanemmo incantati dall'aspetto del nuovo aeroporto, poi "promosso" dall'Enac come il più sicuro d'Italia. Tho manco a farlo apposta, eccolo li... il colpevole: l'architetto Willem Brouwer. Da quel giorno è passato un po' di tempo. Ieri ci siamo messi alla caccia del professionista per fare due chiacchere su questa struttura di notevole pregio, oltre che di rara bellezza in Europa. Una struttura aperta a tempo record, anche per l'efficienza della dottoressa Susanna Zucchelli, amministratrice del Geasar.

- Di solito si impiegano dieci anni per inaugurare opere di questa portata.
Per il "Costa Smeralda" ne avete impiagati tre. Soddisfatto?

"Sì, siamo orgogliosi del risultato. Le difficoltà dell'impresa non hanno consentito di completare il progetto per la data prevista, ma è stata realizzata la quasi totalità delle strutture nuove che sono per eccellenza l'espressione dell'idea di progetto e costituiscono le importanti superfici di ampliamento che offrono comfort ai passeggeri".
- Può raccontarci com'è andata, dall'inizio?
"Certo. L'attualità di quest'opera consiste nell'avere concesso un ruolo importante all'architettura per renderla rappresentativa del proprio territorio. E' solo di recente che gli aeroporti, strutture pubbliche per eccellenza, sono stati considerati opere di architettura e monumenti d'ingresso ai rispettivi territori di appartenenza. le prime strutture aeroportuali dal dopoguerra in poi hanno per decenni corso a fatica dietro al rapido sviluppo del traffico aereo civile, crescendo in maniera spontanea per contenere spazi sempre più ampi e nuove funzioni per aerei sempre più grandi".
- Come si progetta un aeroporto?
"Sono strutture complesse con molte insidie funzionali e burocratiche e con una regolamentazione severissima. Sono tanti gli elementi che concorrono all'impostazione del progetto.
Elencarli tutti richiederebbe molto spazio, mi limito a dire che è una operazione che richiede tanta pazienza ed attenzione ed un'intuizione che si affina negli anni con l'esperienza. Considero il programma e la sua messa a punto da parte della committenza un elemento di partenza essenziale: se il programma non è chiaro o se contiene errori questo inevitabilmente compromette il progetto. Alla fina un'opera esprime comunque lo spirito della committenza. Nel caso specifico posso considerarmi fortunato due volte. Primo perché la committenza ha un grande interesse per l'architettura e secondo per il magnifico contesto ambientale e culturale, che è quello della Sardegna, in cui si inserisce il progetto".
- Ecco, qual è stato per lei il significato di realizzare un opera così importante in Sardegna?
"Ho sentito una grande responsabilità ed al contempo il desiderio di esprimere al meglio l'ammirazione ed il rispetto che da anni provo per questa terra. Con il nostro lavoro interveniamo in un dato momento in un dato luogo dove troviamo delle circostanze, la nostra opera, s'inserisce in questo flusso di tempo "continuo" e costituiscono un atto di "modificazione" del luogo. Il progetto quindi non può esaurirsi in una "invenzione" che non c'è, in un "gesto", o in un assemblaggio di stili preconfezionati, pena la sua totale estraneazione dal contesto fisico-temporale. Il progetto è ogni volta un'affascinante ricerca, si scopre, si trova, toccando e sentendo i luoghi, la gente. La Sardegna offre dei riferimenti unici in tal senso".
- E nel caso di Olbia?
"Il progetto dell'aeroporto di Olbia prende le distanze da quello che è stato negli ultimi decenni l'atteggiamento più comune nella progettazione degli aeroporti: quello della celebrazione del mondo della tecnica che contraddistingue quello dell'aviazione. Numerosi aeroporti dispiegano forme alate, vele, fusoliere, nel tentativo di evocare la sensazione del volo. Per quanto siano affascinanti queste figure, sono dell'idea che la porta d'ingresso ad un contesto ambientale - culturale forte e singolare come questo della Sardegna non possa perdersi in un comune denominatore rappresentativo del mezzo di trasporto".
- E allora?
"Conoscendo già la Sardegna per via di altre realizzazioni, il tema della testimonianza della sua particolare identità fisico-culturale non mi era uovo. La costruzione più caratteristica, archetipica, e rappresentativa è comunque senza alcun dubbio il nuraghe.
Il nuraghe è sempre stato un forte elemento di riferimento territoriale, un'indubbia manifestazione di forza.
Ma naturalmente non era proponibile né mi interessava la copia del nuraghe, bensì una qualche figura retorica che lo potesse contestualizzare nel progetto.
Ecco allora che la tecnica dell'allusione ripropone le sue forti connotazioni e qualità spaziali nei due atrii di partenze ed arrivi come elementi di identità esemplari del territorio.
La grande struttura in carpenteria metallica disegna lo spazio archetipico del nuraghe conferendo al sistema spaziale identità di luogo. Nel nuovo molo-gates invece la configurazione degli spazi e il trattamento delle facciate, oltre le impostazioni funzionali, coinvolgono lo splendido scenario naturale a sud, fatto di quinte di montagne che si sovrappongono nei giochi di controluce e variazioni cromatiche. In questo grande fabbricato a contatto con il piazzale aeromobili la struttura a grande luce in carpenteria metallica della copertura disegna e proietta lo spazio verso il panorama".
- C'è il verde, poi...
" Già. Una sequenza di patii-giardini interni accompagna infine il passeggero con quella singolare sensazione di contatto con la natura tipico della Sardegna.
Sia a chi arrivi che a chi parte la nuova aerostazione si presenta con la spontaneità per alcune semplici, ma eloquenti invenzioni compositive che rievocano atmosfere tradizioni, e l'estensivo, uso dei materiali locali contribuisce ad evocare un quadro temporale in un certo senso senza tempo".
- Sono stati utilizzati materiali e colori molto "sardi".
"Si assolutamente. Appartiene proprio all'idea di progetto la volontà di utilizzare esclusivamente i colori del contesto ambientale in cui si inserisce l'opera, innanzitutto perché essi sono unici per eccellenza, rappresentativi del territorio Nello stesso tempo si è cercato di usare al meglio le enormi risorse locali in termini di materiali in quanto bellissimi ed immediati nella loro forza espressiva. Il granito della facciata è il rosa ferrula fiammato che ha una grande qualità di colore. Queste lastre sono montate a secco su una sottostruttura in alluminio di ultima generazione consentendo inoltre una facile manutenzione".
- E le facciate?
"Tutte le facciate sono del tipo "ventilata" con un importantissimo contributo al risparmio energetico. E' una tecnologia che riduce al minimo l'utilizzo del cemento armato e consente una grande flessibilità per eventuali ampliamenti futuri. Il rame patinato verde delle coperture è un materiale unico al mondo che viene prodotto in Germania. Si inserisce felicemente nella nostra gamma dei colori ed ha una eccellente resistenza alla salsedine. Le grandi lastra di ceramica che fatto da corona sui due atri e disegnano la facciata verso il piazzale aeromobili è un altro materiale unico nel suo genere. Solo una fabbrica al mondo li produce, su disegno in questa dimensione con i fissaggi già cotti nelle lastre per le facciate ventilate.
Sono andato personalmente diverse volte all'estero, da loro, per mettere a punto i pigmenti dei colori con toni di giallo e smeraldo".
- E i vetri?
"I vetri, sono prodotti in Lussemburgo su licenza americana, sono del tipo selettivo con uno speciale gac nell'intercapedine, per una elevatissima prestazione acustica e termica. Sono stati tratti per mantenere il più naturale possibile i colori del paesaggio e la massima luminosità".
- Ma è vero che costano 400mila lire al metro quadro?
"Si, più o meno".

di Augusto Ditel

Documento originale: Aeroporto Olbia Costa Smeralda

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